Khatckhar

I Khatchkar sono enormi pietre che rappresentano croci capaci di emanare un’aura metafisica che attira lo sguardo e suggestiona la mente.

Sono la forma d’arte più tipica di questo Paese, riportano al significato ancestrale insito nell’incorruttibilità della pietra. Queste steli sono spesso infilate nella terra, anche come lapidi funerarie, e costituiscono uno dei quattro elementi insieme all’aria, all’acqua e al fuoco. La croce è rappresentata come un albero vivo, con le radici a volte molto frondose, in questo caso sono dette croci fiorite: rappresentano l’albero della vita che rinasce dopo la morte, come il Cristo. Quando ancora non esisteva la croce, i khatckhar si chiamavano vishap ed erano enormi pietre a forma di pesce, o d’uccello, o d’animali misteriosi: erano rappresentazioni delle divinità preposte al culto dell’acqua, proteggevano i campi dalla siccità e gli esseri umani dai malanni. I khatchkar apparvero per la prima volta nel IX secolo, dopo la liberazione dalla dominazione araba. Fu Gregorio l’Illuminatore, il fondatore della Chiesa Apostolica Armena e patrono della Nazione, a far apporre queste croci agli angoli delle vie e sulle piazze per diffondere la fede cristiana. Le capacità artistiche degli scultori sono evidenti: in uno spazio relativamente piccolo sono incise un’elaborata quantità di volute vegetali e geometriche, intrecci tra visioni reali e immaginarie, frutto di un’espressione intima dell’anima che tende verso l’infinito e aspira all’eterno. Infine la pietra appartiene alla montagna ed è perciò anche la pietra portante dell’edificio del cosmo, vista come chiave di volta della Chiesa. C’è un altro simbolo diffusosi nel Paese e assunto dall’arte: è il frutto del melograno. La melagrana è rossa come il sangue, è piena di semi, i semi della speranza, ma anche della rinascita del popolo armeno temprato dalla sofferenza.