Mercoledì, 24 Aprile 2024

Daniel Varujan

Nato nel 1894 a Perknik, un piccolo villaggio nei pressi di Sebaste in Anatolia.

Il suo vero nome era Daniel Tchboukkarian (Դանիէլ Չպուքքարեան). Nel 1896 si reca con la madre a Costantinopoli alla ricerca del padre, arruolato nell'esercito turco e imprigionato dal regime del "Sultano Rosso" Abdul Hamid. Tra il 1896 e il 1898 studiò nel collegio mechitarista a Costantinopoli e poi nella scuola media di Kadıköy, i padri lo inviarono a Venezia presso il collegio Mourad-Rafaelian, dove pubblicò la sua prima raccolta di poesie "Fremiti" (1906), tra il 1906 e il 1909 studiò presso l'Università di Gand dove passò un periodo di crisi esistenziale. Ritornato in Turchia, si sposa e la sua fama di poeta cresce dopo la pubblicazione del "ll cuore della stirpe" (1909) e "Canti Pagani" (1913); nel 1912 si trasferisce a Costantinopoli dove lavora come direttore di una scuola. Nascono due bambini; il terzo nasce proprio nel 1915; in questi anni Varujan si accosta al cristianesimo e inizia a scrivere "ll canto del pane" (rimasto incompiuto). Fra la notte del 23 e 24 aprile 1915 l'élite armena di Costantinopoli fu arrestata e deportata nel deserto; molti di loro vennero prelevati dalle loro case; Varujan verrà ucciso a colpi di pugnale il 28 agosto 1915 a 31 anni. La sua morte avvenne legato ad un albero, nudo, subendo la lacerazione nervo dopo nervo. I turchi conoscevano bene il poeta prima dell'arresto che aveva in mente di proseguire "Il canto del pane" e scrivere "Il canto del vino". Quando fu ucciso aveva in tasca Il canto del pane; questo testo fu creduto perduto per molti anni; ma alcuni amici superstiti, dopo la fine della prima guerra mondiale, cercarono di recuperarlo, affidandone la ricerca ad un agente segreto, Arshavir Esayan, che lo ritrovò fra i beni sequestrati agli armeni. Pubblicato postumo a Costantinopoli, nel 1921, il canto del pane divenne il simbolo della vita del popolo. Circola la leggenda che il testo sia stato miracolosamente salvato dalle mani dei funzionari turchi a caro prezzo. Ma in realtà è da ritenere che i turchi conoscessero bene gli armeni e il loro attaccamento alla letteratura. Quando denudato il poeta e trovato il manoscritto che teneva presso di se e che stava scrivendo, conservarono gelosamente il manoscritto, quasi fosse la loro miniera d'oro. "E' provato che sono stati gli assassini a mettersi in contatto con le personalità armene e convenire con loro sull'altissimo prezzo di cessione del manoscritto. A conferma che la barbarie solitamente è un appetito che appartiene al materiale, ma i turchi l'hanno trasformato in voluttà, delizia "intellettuale", dice Oshagan". (tratto da Haroutioun Manoukian e Antonia Arslan)

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